Archivio per la categoria ‘Autocostruzione’

In questo articolo non mi soffermerò sui dettagli costruttivi dei pannelli fonoassorbenti e delle varie bass traps, di qualsiasi forma esse siano, in quanto la rete è piena di articoli e tutorial, ma piuttosto su un dettaglio che è emerso nel momento in cui, oltre ad usare i vari simulatori online o sottoforma di fogli di Excel disponibili in rete, ho provato la versione demo di AFMG SoundFlow; la società è nota anche per produrre EASE Focus 3, software di simulazione della dispersione di sorgenti sonore che si basa su file forniti dai produttori, e del quale si trovano alcune immagini in alcuni articoli già pubblicati su questo sito.

Detto questo, giusto per completezza, io stesso sto realizzando dei pannelli spessi 7cm dove ci sarà un foglio da 5cm di RockWool Acoustic 225 Plus e un “cuscino” d’aria di 2cm che, a seconda del tipo di montaggio, a muro, a soffitto e perché no anche a chiusura di un angolo come bass trap, può raggiungere un ingombro notevole. Questo modello di RoockWool ha una resistività al flusso d’aria pari a 25Kpas/m2, una densità di 70Kg/m3 ed inoltre ha una buona rigidità cosi da rimanere molto stabile all’interno della struttura in legno.

Ho in progetto inoltre di realizzare delle bass trap a forma quadrata con lato di 30cm sostenute dai classici listelli da 3cmX3cm o 4cmX4cm, cosi i lati verso l’ambiente potranno giovare di qualche centimetro un più di assorbente (3cm o 4cm) e quelli verso il muro ne avranno altrettanti come intercapedine d’aria; come assorbente acustico opterò tra uno dei seguenti:

  • ISOVER ACUSTIPAR 4+ 13.5Kg/m3 7Kpas/m2
  • ROCKWOOL PANNELLO 211 40Kg/m3 10/12Kpas/m2
  • ISOVER UNI 40Kg/m3 12.3Kpas/m2

Veniamo quindi al dettaglio messo a disposizione da SoundFlow e alle varie implicazioni che questo ha nei calcoli e nei risultati simulati: la densità del materiale fonoassorbente. Che si tratti di lana di vetro, lana di roccia, lana minerale o qualsiasi altro materiale utile allo scopo, ognuno di essi ha una densità a parità di resistività al flusso dell’aria, e spesso anche a parità di densità i prodotti dello stesso tipo di diverse aziende hanno resistività differenti.

Nessun altro software di simulazione come ho scritto prima considera la densità del materiale nei vari calcoli, e questo può costituire una grossa differenza nel caso in cui la distanza dalla parete posteriore sia elevata oppure nel caso in cui lo spessore dello strato assorbente sia notevole, mentre ad esempio diventa praticamente trascurabile nel caso contrario.

Vediamo alcuni esempi iniziando con il mio pannello, spesso 7cm di cui 5cm di materiale fonoassorbente da 27Kpas/m2 e 70Kg/m3.

La curva blue rappresenta il mio caso, mentre quella rossa il classico calcolo senza considerare la densità, e come si può vedere la differenza è del tutto trascurabile (0,05 intorno ai 250Hz)  

Se adesso ipotizziamo di posizionare questo pannello a chiusura di un angolo della stanza per farlo funzionare come se fosse una bass trap abbiamo che data la larghezza di 64cm (60cm il pannello + 4cm di legno) si ottiene una massima profondità dell’intercapedine d’aria pari a 34cm (32cm l’altezza del triangolo + 2cm del pannello), per cui l’immagine della simulazione diventa

Fino a circa 200Hz di nuovo le curve coincidono, ma poi la densità del materiale provoca una notevole differenza, arrivando a 63Hz ad avere un divario di circa 0,33 sul coefficiente di assorbimento.

Considerando un materiale più leggero (rosso) si nota come alle frequenze più basse la banda si restringe, ma il coefficiente aumenta ulteriormente nella zona del picco; per contro si perde circa 0,17 intorno ai 40Hz.

Come detto 34cm rappresenta il massimo disponibile nella cavità dietro il pannello, che non avrà questa curva per ogni punto della sua superficie colpita dalle onde sonore, ma soltanto per una ristretta fascia verticale e per onde perpendicolari al pannello stesso.

Ovviamente le onde non arrivano sul pannello tutte in modo perpendicolare, ma tendenzialmente in modo irregolare, e proprio in questo caso si parla di campo diffuso, che tra l’altro i vari software riescono a simulare, per cui le immagini precedenti diventano.

Con la linea rossa sempre senza considerare la densità del materiale, e

qui sopra con la linea rossa per un materiale più leggero.

Di nuovo una sostanziale sovrapposizione fino a 250Hz, ma poi invece dei circa 0,33 di differenza a 63Hz rispetto al caso precedente qui abbiamo 0,14 e su un valore molto più basso, sebbene ci sia un rispettabile 0,52 come coefficiente di assorbimento con il materiale più denso.

Vediamo ora cosa succedere con una bass trap realizzata con pezzi da 30cm X 30cm di isolante disposti uno sopra l’altro fino ad arrivare all’altezza desiderata, e sostenuta lateralmente diciamo dai soliti listelli 4cm x 4cm; in questo modo, come scritto sopra, nei due lati che guardano il muro possiamo lasciare un’intercapedine d’aria di pari spessore e sui due lati verso l’ambiente possiamo sfruttare ulteriori 4cm da riempire, arrivando così ad una profondità totale di 34cm. Una cosa del genere vista in sezione, dall’alto

Ipotizzando di usare del materiale con una resistività pari a 12Kpsa/m2 abbiamo di nuovo una sostanziale sovrapposizione fino a 250Hz e anche meno, ma poi la curva blue (che tiene conto della densità di 40Kg/m3) inizia a discostarsi dall’altra fino ad arrivare al picco di assorbimento intorno ai 40Hz per poi calare, mantenendo comunque 0,55 come coefficiente a 31Hz; quella rossa (densità = 0) procede invece nella sua discesa regolare.

Con una densità differente invece, 40Kg/m3 per il grafico blue e 20Kg/m3 per quello rosso otteniamo

Ovviamente per effetto della minore densità il picco di assorbimento si sposta in alto e con valori maggiori, ma su un intervallo di frequenze più ristretto.

Questo per quanto riguarda il caso di “impatto” perpendicolare delle onde sui due lati della bass trap, mentre nel caso di campo diffuso, più realistico, si ottiene rispettivamente

con la linea rossa che simula una densità = 0, e

con la linea rossa per una densità dimezzata rispetto a quella blue

Quindi la densità del fonoassorbente:

  • È ininfluente sul risultato finale nel caso di spessori ridotti e intercapedini d’aria
  • Fa differenza nel caso di elevati spessori, già ad esempio con 16/20cm di alcuni pannelli considerati bass trap  
  • È da considerare nel caso di spessori ridotti di materiale e elevate intercapedini d’aria (pannello messo ad angolo) e comunque non pari a 0

Questo almeno quello che riporta la simulazione; se qualcuno ha esperienze “dirette” in merito, anche supportate da misure che possano confermare queste simulazioni sarebbe molto interessante.

A volte ritornano… anzi sono ritornati

“Diversi” anni fa, correva il 1990, sulle pagine di AudioReview veniva pubblicato, ad opera del buon Pierfrancesco Fravolini, un articolo che illustrava le caratteristiche di un nuovo software ( VentPC ) specifico per il dimensionamento dei condotti reflex, la cui peculiarità era il calcolo dei profili a “clessidra” ma soprattutto il profilo esponenziale; l’obiettivo finale per entrambi era quello di permettere di realizzare condotti più corti a parità di superficie, oppure di utilizzare una superficie maggiore a parità di lunghezza. Va inoltre considerato anche il fatto che l’aumento progressivo della sezione all’ingresso e all’uscita del condotto ha come effetto benefico la riduzione delle turbolenze, soprattutto a pressioni più elevate, che si traduce in una riduzione della compressione e non ultimo della distorsione.

Non sto a dilungarmi su questo ultimo aspetto legato alle performance, soprattutto a livelli più elevati, ma c’è un’interessantissima pubblicazione dell’ AES intitolata Maximizing Performance from Loudspeaker Ports che illustra gli effetti benefici di avere le due estremità del condotto con un profilo più aerodinamico di quanto siamo comunemente abituati a vedere.

Il profilo esponenziale è stato applicato con successo a diversi progetti di AudioReview, e successivamente il calcolo è stato integrato anche nei software più moderni pubblicati dalla stessa casa; VentPC essendo un programma DOS è impraticabile allo stato attuale, a meno che qualche nostalgico non si diverta a creare una virtual machine con Windows XP :).

In tempi più recenti anche diversi produttori hanno optato per condotti con profili più aerodinamici, anche se con sviluppi diversi dall’esponenziale, soprattutto sui subwoofer, che com’è ovvio sono quelli che soffrono di più di eventuali compressioni a bassa frequenza e/o aumento della distorsione per le turbolenze nei condotti; L-Acoustics si può dire che sia pioniere in questo campo, inizialmente con SB28 e poi in modo più marcato con KS28 e tutti quelli che sono arrivati dopo, poi Nexo con RS15 e RS18 e a seguire RCF con 9004AS e TTS18A-II tanto per citarne un paio (qui abbiamo un condotto più a forma di clessidra) e JBL.

Personalmente mi è venuto in mente di usare un condotto esponenziale per realizzare un’unità di rinforzo dei bassi, basata sullo stesso woofer 18 Sound 15ND930 in versione 4Ohm che ho su un diffusore amplificato descritto su queste pagine; l’obiettivo è quello di avere una buona superficie totale con una lunghezza ragionevole, in modo che il volume del condotto non incida molto sul volume totale di 70l. Non si tratta di un subwoofer, ma di un rinforzo dei bassi, infatti la frequenza di accordo è 55Hz con F3 coincidente, ma lo vediamo magari in un articolo specifico.

Dato che l’autore di VentPc sul suo blog ha reso disponibili gli articoli dell’epoca con tanto di formule, mi sono preso la briga di convertire il listato presente nelle pagine in una macro VBA all’interno di un foglio di Excel, e di visualizzare su un grafico il risultato ottenuto. Ovviamente così com’è il grafico non è minimamente utilizzabile per produrre un profilo a dimensione reale, ma più avanti vedremo come riuscire a stamparlo con le sue dimensioni: come descritto nell’articolo il calcolo si occupa di metà del condotto in quanto è esattamente speculare rispetto al centro. 

Vediamo nel dettaglio la schermata di calcolo, in questo caso riferita al mio box da 70l accordato a 55Hz; come sempre trattandosi di un condotto che sfrutta uno dei lati della cassa si ottiene un allungamento “virtuale” dello stesso, tale per cui si può eseguire il calcolo per una frequenza più alta, mediamente il 15% quando il condotto è a pavimento, verificata più volte con la misura dell’impedenza in altri progetti: per questo nel foglio ho impostato 63Hz. 

Partendo dal lato dei dati di input notiamo i classici valori come il volume del box e la frequenza di accordo desiderata, poi quelli specifici per il calcolo del profilo esponenziale come lunghezza totale, lunghezza della sezione centrale, l’altezza, che in questo caso corrisponde alla larghezza interna del box, la sezione minima (calcolata), quella massima (poi vi spiego il perché di 120,2mm ), l’errore massimo che vogliamo ammettere, quello calcolato, ed infine la lunghezza equivalente del condotto se fosse un pezzo unico con la sezione massima (in questo caso 120mm); in pratica le celle con lo sfondo giallo sono quelle calcolate in automatico. Alla sinistra del pulsante che avvia il calcolo del profilo troviamo una lista per la selezione della quantità di assorbente acustico presente nel box, che ovviamente ha come effetto collaterale un aumento fittizio del volume totale (riduzione della lunghezza o aumento della sezione); oltre a Vuoto, ho aggiunto altre due voci Minimo e Tipico, dove il primo corrisponde alla copertura con materiale fonoassorbente di tre pareti interne per un incremento di volume stimato intorno al 4%, mentre il secondo che prevede la copertura di tutte le pareti interne corrisponde ad un aumento di volume valutato intorno all’ 8%. Non ho preso in considerazione l’opzione che prevede il riempimento totale del box in quanto per un Bass Reflex non ha senso.

Passando alla zona dei calcoli del profilo abbiamo:

  • la colonna F che identifica la distanza dal punto 0 in mm (da 0 a metà di Lc in un solo step ovviamente)
  • la colonna G che esprime la “riduzione” del condotto rispetto alla dimensione massime per ogni punto F
  • la colonna H semplicemente riporta la dimensione massima per ogni punto F, in modo da avere una linea dritta sul grafico come se fosse il lato della cassa dove ricaviamo il condotto
  • la colonna i che in sostanza è la dimensione del condotto per ogni punto F; alla fine diventa la dimensione massima dello stesso

Nel calcolo ho previsto 180 punti, sufficienti quindi a creare un condotto con una lunghezza totale di 360mm, più che adeguato per la maggior parte dei calcoli, ma nulla vieta di personalizzarsi il codice ed altri pezzi del foglio visto che non c’è nulla di nascosto e nulla di protetto: è tutto nella macro associata al pulsante e i nomi che rispecchiano la quantità di assorbente acustico sono elencati nel secondo foglio .

Prima accennavo alla sezione massima di 120,2mm per avere una sezione calcolata pari a 120mm; a differenza del VentPc che usa sempre la sezione massima impostata come ultimo pezzo del profilo, in questo foglio la sezione massima è quella che risulta dal ciclo di calcolo, risultando cosi ancora più preciso: uso in pratica il valore della colonna H per considerare la sezione massima, non quello impostato nella cella D8, che può servire per piccoli aggiustamenti. Nel mio caso specifico inoltre ho giocato con la lunghezza totale e la lunghezza centrale sia per avere un’espansione più progressiva sia per avere lo “spessore” della riduzione con una dimensione facilmente realizzabile con pannelli di legno sovrapposti: qui infatti vediamo uno spessore di 40mm facilmente realizzabile con due pannelli di multistrato di pioppo da 20mm. Una volta realizzata una doppia dima da mettere ai 2 lati del condotto sarà necessario effettuare un bel lavoro di levigatura per raggiungere il profilo finale.

Nell’immagine qui sotto si vede il profilo del condotto all’interno del box

Se invece di attribuire un profilo esponenziale si modifica la macro in questo punto

si trasforma il tutto in un profilo lineare, a “clessidra”; non esagerate con il moltiplicatore altrimenti si ottiene un andamento troppo ripido. In questo caso la larghezza massima è fuori controllo, in quanto governata solo dalla progressione lineare del condotto, per cui si dovranno fare più tentativi per arrivare a quella desiderata.

Vediamo ora come prendere l’output del grafico e renderlo stampabile a dimensione reale, cosi che si possa ritagliare una prima sagoma di carta dalla quale partire per la realizzazione del profilo; con Snipping Tool di Windows, o altri strumenti simili, in pratica si ritaglia il condotto ai suoi limiti (ecco perchè traccio anche la linea della larghezza massima sul grafico) come nell’immagine seguente

Successivamente in un editor di immagini si crea una nuova immagine della dimensioni corrette (120mm x 103mm in questo caso) e si incolla da Snipping Tool: l’immagine sotto è il risultato dell’operazione File->Nuovo da Photoshop con l’opzione “Clipboard”

Poi menu Immagine->Dimensione Immagine per impostare le dimensioni corrette, svincolando le dimensioni: a questo punto su stampa il risultato a dimensione reale, magari non si otterrà una precisione micrometrica ma in ogni caso anche una tolleranza di qualche decimo di Hertz non cambia l’accordo del box, al limite si aggiusta aggiungendo o togliendo piccole quantità di assorbente acustico.

Nel secondo foglio c’è anche un grafico che prevede, per lo stesso calcolo, il profilo esponenziale su entrambi i lati, nel caso in cui ad esempio si voglia realizzare un condotto centrale per un box con doppio woofer, purtroppo però non sono riuscito fare scalare l’asse orizzontale in automatico come nel primo foglio (non sono un genio di Excel 🙂 ).

Come ultime immagini ecco la misura reale della stampa dopo le operazioni di “imaging” descritte prima, dove non avevo ancora impostato il colore nero dei bordi del grafico che permette ancora più precisione durante il taglio dell’immagine.

Per chi fosse interessato il foglio è disponibile a questo link

Soprattutto se sono amplificati, di marche diverse e/o con DSP diversi

Mi è capitato spesso di vedere in diversi eventi all’aperto, ed io stesso a volte ho dovuto farlo, di vedere sitauzioni  in cui per aumentare il livello di pressione sonora totale vengono disposte più coppie di diffusori affiancati, anche di marchi diversi. Sommariamente va tutto relativamente bene quando sono diffusori, identici attivi o passivi che siano, come nel mio caso che avevo 2 coppie identiche; ma cosa succede nel momento in cui afficanchiamo elementi amplificati diversi tra loro come marca o addirittura di modelli diversi?

In questo specifico caso non andrò a verificare gli effetti del “comb filtering” (filtro a pettine), sempre in agguato anche con diffusori identici a causa della distanza tra DX e SX e/o per la presenza di pareti riflettenti che complicano ulteriormente la situazione, ma piuttosto degli effetti indotti da differenti ritardi introdotti dai moduli amplificati che spesso generano situazioni “drammatiche” e irrisolvibili; della serie “ho messo 4 casse ma si sente male” o “ho messo 4 casse ma non è cambiato praticamente nulla rispetto a 2”.

Usando il setup descritto in Smaart con il mixer Behringer XR18 mi sono messo a misurare le mie due casse amplificate, fate in questo modo:

Due diffusori abbastanza differenti in tutto, dimensione del woofer, del driver, frequenza di incrocio, dispersione delle due trombe, potenza dei due moduli ed anche DSP.

Nella foto seguente vediamo la disposizione delle due casse, si intravede il microfono ad 1 metro di distanza, ad un’altezza corrispondente grossomodo ail centro di emissione dei 2 diffusori, dove il woofer e la tromba praticamente si toccano.

PRIMA

Queste sono le loro due risposte, in giallo quella con il woofer da 12” in blue quella con il woofer da 15”, con quest’ultima con un livello leggernente più alto, per compensare la differenza di potenza erogata ed arrivare al limiter grossomodo contemporaneamente

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il consistente buco intorno ai 50Hz è sicuramente dovuto a qualche riflessione strana che annulla l’emissione a quelle frequenze, dal momento che anche la fase evidenzia un andamento anomalo in quella zona.

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Un andamento abbastanza classico per dei filtri tradizionali, ed anche abbastanza uniforme tra i due diffusori, che nel caso di affiancamento lascia presumere un ottimo accoppiamento in gamma bassa e media ed un buon andamento in gamma alta.

Dopo avere abbasato di 6dB il segnale di uscita del mixer, per fare in modo che la risposta globale si sovrapponga ( 2 casse che emettono insieme causano un incremento di 6dB), rifaccio la misura con entrambe i diffusori in funzione, e questo è il risultato (traccia bianca)

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Un po’ un disastro… Abbiamo una buona somma fino a 1000Hz e a parte un po’ di irregolarità a partire da 1500Hz a circa 6300Hz abbiamo un buco consistente, che riguarda anche le zone limitrofe sopra e sotto, come se fosse l’intervento di un equalizzatore a quella frequenza con un Q abbastanza basso; l’effetto visivo è come se in quella zona con centro a 6300 ci fosse un’inversione di fase.

A questo punto vado a ricontrollare i dati di Smmart e vedo che la misura ha riportato 5,52ms di ritardo per la cassa con il 15” e 5,44ms per quella con il 12”; 0,08ms di differenza, praticamente 2,75cm, come se il diffusore da 15” fosse arretrato di quella distanza rispetto a quella da 12”.

Una distanza praticamente irrisoria, ma in campo audio non è cosi piccola come sembra; facendo un rapido calcolo troviamo infatti che a 6300Hz la lunghezza d’onda  è 5,46cm (344m/6300Hz),  praticamente poco meno del doppio dei 2,75cm che sono stati rilevati dal software. Quindi i 2,75cm corrispondono ad un inversione di fase di 180° a quella frequenza.

A questo punto “ritardo” il segnale della cassa da 12” di 0,08ms (2,75cm) e rifaccio la misura…

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Adesso ci siamo, con l’aggiunte di quel piccolo ritardo abbiamo ottenuto una sovrapposizione molto buona, quasi perfetta, considerando comunque che stiamo parlando di 2 diffusori completamente differenti.

Incuriosito provo a girare le casse di circa 30° fuori asse rispetto al microfono, come nella figura seguente e rifaccio le misura

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La risposta iniza a calare a partire da circa 4500Hz per poi rimanere abbastanza costante a circa –6dB a partire da circa 6500Hz, ma in questo caso siamo al limite della dispersione orizzontale di almeno una delle 2 trombe, quindi tutto nella norma.

Fin qui tutto bene, nonostante siano due casse totalmente diverse il fatto di usare la stessa tipologia di filtri e DSP molto simili i risultati sono molto buoni.

Vediamo ora cosa succede con 2 casse totalmente diverse, confrontando la mia con il woofer da 12” ed una RCF ART712-A MK4. che tra l’altro adotta fiiltri con tecnologia FIR Phase a fase costante

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Le risposte singole sono di nuovo abbastanza sovrapponibili (gialla mia, blu RCF), sebbene l’ RCF evidenzi un po’ meno mediobassi (anche rispetto alla 715), cosa percepibile anche ad orecchio.

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Aquesto punto riprendo la somma delle 2 risposte con le modalità viste prima e… disatro.

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Praticamente problemi su tutto lo spettro di frequenze, inoltre si evidenzia un buco pesante a 73Hz che intacca anche le basse frequenze limitrofe: ad orecchio uno strazio; anche il grafico della “coerenza”, la traccia rossa in alto, è molto irregolare.

Andando a verificare i dati abbiamo sempre 5,44ms per la mia e 7,5ms di ritardo per l’RCF, 2,06ms di differenza; a questo punto ho provato a giocare un po’ con iritardi sulla mia cassa da 12” e l’unico che ristabilisce un minimo di decenza è un ritardo nell’intorno del doppio di quello rilevato dal software, pari praticamente ad un onda completa nella zona del buco a bassa frequenza.

Questa è la risposta con 4,12ms di ritardo

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In questo modo abbimo sistemato la parte bassa , ma rimangono comunque tantissime irregolarità su tutta la gamma, e quindi una scarsa attitudine a lavorare insieme per queste 2 casse.