In questo articolo non mi soffermerò sui dettagli costruttivi dei pannelli fonoassorbenti e delle varie bass traps, di qualsiasi forma esse siano, in quanto la rete è piena di articoli e tutorial, ma piuttosto su un dettaglio che è emerso nel momento in cui, oltre ad usare i vari simulatori online o sottoforma di fogli di Excel disponibili in rete, ho provato la versione demo di AFMG SoundFlow; la società è nota anche per produrre EASE Focus 3, software di simulazione della dispersione di sorgenti sonore che si basa su file forniti dai produttori, e del quale si trovano alcune immagini in alcuni articoli già pubblicati su questo sito.

Detto questo, giusto per completezza, io stesso sto realizzando dei pannelli spessi 7cm dove ci sarà un foglio da 5cm di RockWool Acoustic 225 Plus e un “cuscino” d’aria di 2cm che, a seconda del tipo di montaggio, a muro, a soffitto e perché no anche a chiusura di un angolo come bass trap, può raggiungere un ingombro notevole. Questo modello di RoockWool ha una resistività al flusso d’aria pari a 25Kpas/m2, una densità di 70Kg/m3 ed inoltre ha una buona rigidità cosi da rimanere molto stabile all’interno della struttura in legno.

Ho in progetto inoltre di realizzare delle bass trap a forma quadrata con lato di 30cm sostenute dai classici listelli da 3cmX3cm o 4cmX4cm, cosi i lati verso l’ambiente potranno giovare di qualche centimetro un più di assorbente (3cm o 4cm) e quelli verso il muro ne avranno altrettanti come intercapedine d’aria; come assorbente acustico opterò tra uno dei seguenti:

  • ISOVER ACUSTIPAR 4+ 13.5Kg/m3 7Kpas/m2
  • ROCKWOOL PANNELLO 211 40Kg/m3 10/12Kpas/m2
  • ISOVER UNI 40Kg/m3 12.3Kpas/m2

Veniamo quindi al dettaglio messo a disposizione da SoundFlow e alle varie implicazioni che questo ha nei calcoli e nei risultati simulati: la densità del materiale fonoassorbente. Che si tratti di lana di vetro, lana di roccia, lana minerale o qualsiasi altro materiale utile allo scopo, ognuno di essi ha una densità a parità di resistività al flusso dell’aria, e spesso anche a parità di densità i prodotti dello stesso tipo di diverse aziende hanno resistività differenti.

Nessun altro software di simulazione come ho scritto prima considera la densità del materiale nei vari calcoli, e questo può costituire una grossa differenza nel caso in cui la distanza dalla parete posteriore sia elevata oppure nel caso in cui lo spessore dello strato assorbente sia notevole, mentre ad esempio diventa praticamente trascurabile nel caso contrario.

Vediamo alcuni esempi iniziando con il mio pannello, spesso 7cm di cui 5cm di materiale fonoassorbente da 27Kpas/m2 e 70Kg/m3.

La curva blue rappresenta il mio caso, mentre quella rossa il classico calcolo senza considerare la densità, e come si può vedere la differenza è del tutto trascurabile (0,05 intorno ai 250Hz)  

Se adesso ipotizziamo di posizionare questo pannello a chiusura di un angolo della stanza per farlo funzionare come se fosse una bass trap abbiamo che data la larghezza di 64cm (60cm il pannello + 4cm di legno) si ottiene una massima profondità dell’intercapedine d’aria pari a 34cm (32cm l’altezza del triangolo + 2cm del pannello), per cui l’immagine della simulazione diventa

Fino a circa 200Hz di nuovo le curve coincidono, ma poi la densità del materiale provoca una notevole differenza, arrivando a 63Hz ad avere un divario di circa 0,33 sul coefficiente di assorbimento.

Considerando un materiale più leggero (rosso) si nota come alle frequenze più basse la banda si restringe, ma il coefficiente aumenta ulteriormente nella zona del picco; per contro si perde circa 0,17 intorno ai 40Hz.

Come detto 34cm rappresenta il massimo disponibile nella cavità dietro il pannello, che non avrà questa curva per ogni punto della sua superficie colpita dalle onde sonore, ma soltanto per una ristretta fascia verticale e per onde perpendicolari al pannello stesso.

Ovviamente le onde non arrivano sul pannello tutte in modo perpendicolare, ma tendenzialmente in modo irregolare, e proprio in questo caso si parla di campo diffuso, che tra l’altro i vari software riescono a simulare, per cui le immagini precedenti diventano.

Con la linea rossa sempre senza considerare la densità del materiale, e

qui sopra con la linea rossa per un materiale più leggero.

Di nuovo una sostanziale sovrapposizione fino a 250Hz, ma poi invece dei circa 0,33 di differenza a 63Hz rispetto al caso precedente qui abbiamo 0,14 e su un valore molto più basso, sebbene ci sia un rispettabile 0,52 come coefficiente di assorbimento con il materiale più denso.

Vediamo ora cosa succedere con una bass trap realizzata con pezzi da 30cm X 30cm di isolante disposti uno sopra l’altro fino ad arrivare all’altezza desiderata, e sostenuta lateralmente diciamo dai soliti listelli 4cm x 4cm; in questo modo, come scritto sopra, nei due lati che guardano il muro possiamo lasciare un’intercapedine d’aria di pari spessore e sui due lati verso l’ambiente possiamo sfruttare ulteriori 4cm da riempire, arrivando così ad una profondità totale di 34cm. Una cosa del genere vista in sezione, dall’alto

Ipotizzando di usare del materiale con una resistività pari a 12Kpsa/m2 abbiamo di nuovo una sostanziale sovrapposizione fino a 250Hz e anche meno, ma poi la curva blue (che tiene conto della densità di 40Kg/m3) inizia a discostarsi dall’altra fino ad arrivare al picco di assorbimento intorno ai 40Hz per poi calare, mantenendo comunque 0,55 come coefficiente a 31Hz; quella rossa (densità = 0) procede invece nella sua discesa regolare.

Con una densità differente invece, 40Kg/m3 per il grafico blue e 20Kg/m3 per quello rosso otteniamo

Ovviamente per effetto della minore densità il picco di assorbimento si sposta in alto e con valori maggiori, ma su un intervallo di frequenze più ristretto.

Questo per quanto riguarda il caso di “impatto” perpendicolare delle onde sui due lati della bass trap, mentre nel caso di campo diffuso, più realistico, si ottiene rispettivamente

con la linea rossa che simula una densità = 0, e

con la linea rossa per una densità dimezzata rispetto a quella blue

Quindi la densità del fonoassorbente:

  • È ininfluente sul risultato finale nel caso di spessori ridotti e intercapedini d’aria
  • Fa differenza nel caso di elevati spessori, già ad esempio con 16/20cm di alcuni pannelli considerati bass trap  
  • È da considerare nel caso di spessori ridotti di materiale e elevate intercapedini d’aria (pannello messo ad angolo) e comunque non pari a 0

Questo almeno quello che riporta la simulazione; se qualcuno ha esperienze “dirette” in merito, anche supportate da misure che possano confermare queste simulazioni sarebbe molto interessante.

A volte ritornano… anzi sono ritornati

“Diversi” anni fa, correva il 1990, sulle pagine di AudioReview veniva pubblicato, ad opera del buon Pierfrancesco Fravolini, un articolo che illustrava le caratteristiche di un nuovo software ( VentPC ) specifico per il dimensionamento dei condotti reflex, la cui peculiarità era il calcolo dei profili a “clessidra” ma soprattutto il profilo esponenziale; l’obiettivo finale per entrambi era quello di permettere di realizzare condotti più corti a parità di superficie, oppure di utilizzare una superficie maggiore a parità di lunghezza. Va inoltre considerato anche il fatto che l’aumento progressivo della sezione all’ingresso e all’uscita del condotto ha come effetto benefico la riduzione delle turbolenze, soprattutto a pressioni più elevate, che si traduce in una riduzione della compressione e non ultimo della distorsione.

Non sto a dilungarmi su questo ultimo aspetto legato alle performance, soprattutto a livelli più elevati, ma c’è un’interessantissima pubblicazione dell’ AES intitolata Maximizing Performance from Loudspeaker Ports che illustra gli effetti benefici di avere le due estremità del condotto con un profilo più aerodinamico di quanto siamo comunemente abituati a vedere.

Il profilo esponenziale è stato applicato con successo a diversi progetti di AudioReview, e successivamente il calcolo è stato integrato anche nei software più moderni pubblicati dalla stessa casa; VentPC essendo un programma DOS è impraticabile allo stato attuale, a meno che qualche nostalgico non si diverta a creare una virtual machine con Windows XP :).

In tempi più recenti anche diversi produttori hanno optato per condotti con profili più aerodinamici, anche se con sviluppi diversi dall’esponenziale, soprattutto sui subwoofer, che com’è ovvio sono quelli che soffrono di più di eventuali compressioni a bassa frequenza e/o aumento della distorsione per le turbolenze nei condotti; L-Acoustics si può dire che sia pioniere in questo campo, inizialmente con SB28 e poi in modo più marcato con KS28 e tutti quelli che sono arrivati dopo, poi Nexo con RS15 e RS18 e a seguire RCF con 9004AS e TTS18A-II tanto per citarne un paio (qui abbiamo un condotto più a forma di clessidra) e JBL.

Personalmente mi è venuto in mente di usare un condotto esponenziale per realizzare un’unità di rinforzo dei bassi, basata sullo stesso woofer 18 Sound 15ND930 in versione 4Ohm che ho su un diffusore amplificato descritto su queste pagine; l’obiettivo è quello di avere una buona superficie totale con una lunghezza ragionevole, in modo che il volume del condotto non incida molto sul volume totale di 70l. Non si tratta di un subwoofer, ma di un rinforzo dei bassi, infatti la frequenza di accordo è 55Hz con F3 coincidente, ma lo vediamo magari in un articolo specifico.

Dato che l’autore di VentPc sul suo blog ha reso disponibili gli articoli dell’epoca con tanto di formule, mi sono preso la briga di convertire il listato presente nelle pagine in una macro VBA all’interno di un foglio di Excel, e di visualizzare su un grafico il risultato ottenuto. Ovviamente così com’è il grafico non è minimamente utilizzabile per produrre un profilo a dimensione reale, ma più avanti vedremo come riuscire a stamparlo con le sue dimensioni: come descritto nell’articolo il calcolo si occupa di metà del condotto in quanto è esattamente speculare rispetto al centro. 

Vediamo nel dettaglio la schermata di calcolo, in questo caso riferita al mio box da 70l accordato a 55Hz; come sempre trattandosi di un condotto che sfrutta uno dei lati della cassa si ottiene un allungamento “virtuale” dello stesso, tale per cui si può eseguire il calcolo per una frequenza più alta, mediamente il 15% quando il condotto è a pavimento, verificata più volte con la misura dell’impedenza in altri progetti: per questo nel foglio ho impostato 63Hz. 

Partendo dal lato dei dati di input notiamo i classici valori come il volume del box e la frequenza di accordo desiderata, poi quelli specifici per il calcolo del profilo esponenziale come lunghezza totale, lunghezza della sezione centrale, l’altezza, che in questo caso corrisponde alla larghezza interna del box, la sezione minima (calcolata), quella massima (poi vi spiego il perché di 120,2mm ), l’errore massimo che vogliamo ammettere, quello calcolato, ed infine la lunghezza equivalente del condotto se fosse un pezzo unico con la sezione massima (in questo caso 120mm); in pratica le celle con lo sfondo giallo sono quelle calcolate in automatico. Alla sinistra del pulsante che avvia il calcolo del profilo troviamo una lista per la selezione della quantità di assorbente acustico presente nel box, che ovviamente ha come effetto collaterale un aumento fittizio del volume totale (riduzione della lunghezza o aumento della sezione); oltre a Vuoto, ho aggiunto altre due voci Minimo e Tipico, dove il primo corrisponde alla copertura con materiale fonoassorbente di tre pareti interne per un incremento di volume stimato intorno al 4%, mentre il secondo che prevede la copertura di tutte le pareti interne corrisponde ad un aumento di volume valutato intorno all’ 8%. Non ho preso in considerazione l’opzione che prevede il riempimento totale del box in quanto per un Bass Reflex non ha senso.

Passando alla zona dei calcoli del profilo abbiamo:

  • la colonna F che identifica la distanza dal punto 0 in mm (da 0 a metà di Lc in un solo step ovviamente)
  • la colonna G che esprime la “riduzione” del condotto rispetto alla dimensione massime per ogni punto F
  • la colonna H semplicemente riporta la dimensione massima per ogni punto F, in modo da avere una linea dritta sul grafico come se fosse il lato della cassa dove ricaviamo il condotto
  • la colonna i che in sostanza è la dimensione del condotto per ogni punto F; alla fine diventa la dimensione massima dello stesso

Nel calcolo ho previsto 180 punti, sufficienti quindi a creare un condotto con una lunghezza totale di 360mm, più che adeguato per la maggior parte dei calcoli, ma nulla vieta di personalizzarsi il codice ed altri pezzi del foglio visto che non c’è nulla di nascosto e nulla di protetto: è tutto nella macro associata al pulsante e i nomi che rispecchiano la quantità di assorbente acustico sono elencati nel secondo foglio .

Prima accennavo alla sezione massima di 120,2mm per avere una sezione calcolata pari a 120mm; a differenza del VentPc che usa sempre la sezione massima impostata come ultimo pezzo del profilo, in questo foglio la sezione massima è quella che risulta dal ciclo di calcolo, risultando cosi ancora più preciso: uso in pratica il valore della colonna H per considerare la sezione massima, non quello impostato nella cella D8, che può servire per piccoli aggiustamenti. Nel mio caso specifico inoltre ho giocato con la lunghezza totale e la lunghezza centrale sia per avere un’espansione più progressiva sia per avere lo “spessore” della riduzione con una dimensione facilmente realizzabile con pannelli di legno sovrapposti: qui infatti vediamo uno spessore di 40mm facilmente realizzabile con due pannelli di multistrato di pioppo da 20mm. Una volta realizzata una doppia dima da mettere ai 2 lati del condotto sarà necessario effettuare un bel lavoro di levigatura per raggiungere il profilo finale.

Nell’immagine qui sotto si vede il profilo del condotto all’interno del box

Se invece di attribuire un profilo esponenziale si modifica la macro in questo punto

si trasforma il tutto in un profilo lineare, a “clessidra”; non esagerate con il moltiplicatore altrimenti si ottiene un andamento troppo ripido. In questo caso la larghezza massima è fuori controllo, in quanto governata solo dalla progressione lineare del condotto, per cui si dovranno fare più tentativi per arrivare a quella desiderata.

Vediamo ora come prendere l’output del grafico e renderlo stampabile a dimensione reale, cosi che si possa ritagliare una prima sagoma di carta dalla quale partire per la realizzazione del profilo; con Snipping Tool di Windows, o altri strumenti simili, in pratica si ritaglia il condotto ai suoi limiti (ecco perchè traccio anche la linea della larghezza massima sul grafico) come nell’immagine seguente

Successivamente in un editor di immagini si crea una nuova immagine della dimensioni corrette (120mm x 103mm in questo caso) e si incolla da Snipping Tool: l’immagine sotto è il risultato dell’operazione File->Nuovo da Photoshop con l’opzione “Clipboard”

Poi menu Immagine->Dimensione Immagine per impostare le dimensioni corrette, svincolando le dimensioni: a questo punto su stampa il risultato a dimensione reale, magari non si otterrà una precisione micrometrica ma in ogni caso anche una tolleranza di qualche decimo di Hertz non cambia l’accordo del box, al limite si aggiusta aggiungendo o togliendo piccole quantità di assorbente acustico.

Nel secondo foglio c’è anche un grafico che prevede, per lo stesso calcolo, il profilo esponenziale su entrambi i lati, nel caso in cui ad esempio si voglia realizzare un condotto centrale per un box con doppio woofer, purtroppo però non sono riuscito fare scalare l’asse orizzontale in automatico come nel primo foglio (non sono un genio di Excel 🙂 ).

Come ultime immagini ecco la misura reale della stampa dopo le operazioni di “imaging” descritte prima, dove non avevo ancora impostato il colore nero dei bordi del grafico che permette ancora più precisione durante il taglio dell’immagine.

Per chi fosse interessato il foglio è disponibile a questo link

In poche parole suonano male, per non dire termini peggiori..

Mi capita con una certa frequenza, tra band, orchestre, tributi e manifestazioni varie, di vedere configurazioni di diffusori come se fossero buttati li per caso sopra e intorno al palco, pensando che magari quella disposizione possa aiutare a coprire l’area interessata. In realtà sono totalmente controproducenti dal punto di vista sonoro, in quanto danno vita a risposte altamente irregolari, se paragonate a quella del singolo diffusore, e si sentono veramente male; avete presente quel tipico suono metallico? Ecco, questo è il risultato di una serie di cancellazioni di fase, soprattutto a frequenze medio alte, che si verifica anche stando di fronte ad un gruppo di diffusori per effetto della distanza tra i centri degli altoparlanti ed il punto di ascolto. Si tratta degli effetti collaterali del cosiddetto filtro a pettine (comb filter) tale per cui, in base alla distanza del punto di ascolto dai centri di emissioni, alcune frequenze arrivano in fase e si sommano correttamente, mentre altre arrivano sfasate e si annullano, con il fenomeno che si ripete a multipli di una determinata frequenza di riferimento; non sto a dilungarmi sulla descrizione in quanto la rete è piena di descrizioni per quanto riguarda il comb filter.

Anche quando la soluzione si presenta esteticamente piacevole, entro certi limiti, perché i diffusori sono ben disposti e ordinati, il problema è sempre dietro l’angolo, e nemmeno tanto nascosto.

Vediamo come esempio un’installazione che prevede 4+4 diffusori ai fianchi di un palco. accompagnati da altrettanti subwoofer, sempre affiancati e gruppi di 4 ai lati del palco; non mi soffermo sugli effetti collaterali negativi di una tale disposizione dei subwoofer in quanto già presentati in un precedente articolo intitolato “Perchè i subwoofer vanno messi al centro del palco“.

Per la simulazione della dispersione, della risposta in frequenza e di eventuali problemi useremo Ease Focus 3, che tramite il supporto dei file (.GLL) forniti dai produttori rende possibile effettuare queste previsioni a tavolino, e ovviamente verificare cosa cambia modificando alcuni parametri. Per questa simulazione ho usato i file forniti dalla RCF per i seguenti diffusori:

  • ART 715 MK II, quelli della IV sembrano essere non “licenziati” ma poco cambia ai fini dell’esperimento
  • SUB 8004AS
  • HDL 20-A

Nell’immagine riportata di seguito vediamo la configurazione descritta sopra; la zona interessata ha forma circolare perché per comodità sono partito da una precedente simulazione che avevo fatto per la piazza del mio paese, che ha grossomodo una forma circolare con un diametro di circa 28m, il risultato finale comunque è sempre lo stesso.

Notiamo i 4 diffusori per lato affiancati disposti sopra i subwoofer e 3 microfoni, quello rosso (3) che indica grossomodo la posizione del mixer/console, quello blu (1) in linea con il precedente ma spostato indietro di circa 4m e quello verde (2) alla stessa distanza del blu ma esattamente al centro dei 4 diffusori che ha di fronte; ovviamente il microfono rosso indica anche il punto dove normalmente si esegue la taratura del tutto. I diffusori sono posizionati con la loro base a 2m di altezza, anche perché il suono dovrebbe “passare” sopra le teste delle persone per raggiungere il fondo della zona di ascolto; già la presenza di persone nell’area cambia le carte in gioco rispetto a quando si effettua la taratura con l’ambiente vuoto, se poi si mettono i diffusori a poco più di 1m con i driver delle alte frequenze che puntano nelle orecchie (già visto) siamo spacciati, e poveri i timpani di quelli che passano ad un paio di metri…

Analizzando la risposta in frequenza prevista si notano già i problemi anticipati: la linea rossa dovrebbe essere sempre sopra la blu (falso) e quella verde in teoria sempre al di sotto di quella blue (falso), perché è vero che il microfono verde si trova alla stessa profondità di quello blue, ma la sua distanza dal gruppo di diffusori di destra (quelli più in alto nell’immagine) è maggiore e quindi il loro contributo alla somma dei segnali sarà minore.

Altre cose che balzano subito all’occhio:

  • Tra i 450Hz e i 1200Hz circa c’è una forte cancellazione per i 2 microfoni che si trovano al centro della zona di ascolto; semplicemente le distanze tra i centri dei woofer e i microfoni sono “grandi” rispetto a quelle frequenze
  • Tra gli 80Hz e i 200Hz c’è un’enfasi consistente rilevata dai 2 microfoni centrali, sicuramente dovuta ad un “interferenza” costruttiva, in quanto in questo caso le distanze tra i centri dei woofer ed i microfoni sono “piccole” rispetto a quelle frequenze
  • Il microfono verde non presenta il buco tra i 450Hz e i 1200Hz, si trova infatti di fronte al gruppo di diffusori di sinistra (in basso) e la differenza delle sue distanze con i centri dei woofer è minore rispetto agli altri 2 microfoni e quindi in questo caso si sommano, più o meno correttamente
  • Il microfono verde rileva un forte buco tra i 5000Hz e i 6000Hz, qui bisognerebbe indagare se dipende dalle interferenze all’interno dello stesso gruppo di diffusori oppure tra destro e sinistro
  • Sempre il microfono verde riporta un altro buco evidente a 80Hz e dintorni; in questo caso una buona approssimazione è molto semplice… la differenza della distanza tra il microfono e i “centri” dei due gruppi di diffusori è ci circa 1,7m, che è metà della lunghezza d’onda di 88Hz per cui tutto quello che è li intorno potrebbe essere attenuato. Ma in questo caso potrebbero arrivare in aiuto i subwoofer che a quella frequenza normalmente hanno ancora una buona quantità di energia

Una situazione abbastanza brutta quindi…

Se prendiamo invece una delle risposte come come campione e la confrontiamo con le altre possiamo notare le variazioni rispetto ad un riferimento, come ad esempio rispetto al microfono 3, ossia la postazione di regia; in questo modo possiamo avere un’idea delle oscillazioni rispetto al riferimento nei vari punti.

Di nuovo la linea blu dovrebbe essere sotto la rossa di alcuni dB, cosi come quella verde; ammettiamo anche oscillazioni di 4/6dB su ogni curva rispetto al riferimento, ma qui stiamo parlando di una differenza di circa 15db per la blu (che si trova 4m dietro la rossa) e di oltre 18dB per la verde. Come dicevo prima non consideriamo la zona intorno ai 100Hz e più giù perché poi li compensano (dovrebbero) i subwoofer.

Comunque, per la ( non ) gioia di tanti, anche con 2 diffusori la situazione non è che migliori di molto, anzi; riporto per curiosità le oscillazioni rispetto al riferimento rosso…

Vediamo adesso alcuni grafici della dispersione, cosi si capisce un po’ meglio quello che succede nella zona di ascolto

315Hz

1000Hz

5000Hz

Buchi e picchi un po’ dappertutto in aggiunta alle posizioni dei nostri 3 microfoni; interessante la zona di concentrazione di livello a 1000Hz a metà tra il microfono 3 e il palco, che evidenzia una differenza di oltre 10dB rispetto al livello dei 315Hz.

Vediamo adesso cosa succede utilizzando dei diffusori specifici per lo scopo e costruiti per funzionare correttamente una volta affiancati, sovrapposti per meglio dire; nella simulazione ho disposto 4 HDL20-A per lato sospesi a 3m di altezza e configurati con il preset “Outdoor 4-6 Near”; in pratica una cosa buttata li molto velocemente senza studiare particolari angolazioni e altri settaggi, solo l’array inclinato di 11 gradi verso il basso. Anche la sospensione a 3m alla fine è quasi ridicola, ma qui lo scopo è mostrare come si comportano più diffusori nati per lavorare insieme.

Andando ad analizzare le risposte in frequenza nei vari punti notiamo subito come ogni linea stia sempre al di sotto dell’altra, come ci si dovrebbe aspettare, e con una differenza molto uniforme a partire dai 400Hz; questa volta troviamo un buco consistente a circa 160Hz, dovuta al fatto che i due array sono stati posizionati immediatamente ai lati del palco, allargandoli un po’ quell’avvallamento si sposta facilmente nella zona di lavoro dei subwoofer.

Prendendo di nuovo come riferimento il microfono 3, quello rosso, possiamo vedere come a confronto quello blu mantenga una variazione irrisoria fino ad oltre i 16000Hz (ininfluente, tanto non si sentono praticamente), mentre quello verde a partire da circa 250Hz si comporti comunque in modo buono mantenendo una variazione entro i 4dB, più che accettabile, anzi.. Siamo partiti da 18dB per la posizione verde e da circa 15dB di fluttuazione per quella blu.

Riprendendo i grafici di dispersione abbiamo

315Hz

1000Hz

5000Hz

Sebbene non perfetto si nota comunque come per i 1000Hz e i 5000Hz la situazione sia molto più omogenea rispetto alla configurazione con 4 diffusori tradizionali per lato; ricordo che sono stati posizionati velocemente senza alcun particolare affinamento dell’altezza, inclinazione dell’array e inclinazione tra i moduli.

Quindi, quando si devono posizionare più diffusori per coprire una zona più ampia o avere disposizione una maggiore pressione sonora sarebbe sempre opportuno utilizzare modelli studiati per lavorare insieme, altrimenti si rischiano grosse disomogeneità nella risposta in frequenza a seconda della posizione in cui ci si trova.

A questo punto torniamo un attimo alla configurazione con 2 diffusori tradizionali, che già mostra grossi problemi, e vediamo se riusciamo a risolvere qualcosa; banalmente proviamo a ritardare di qualche millisecondo i 2 diffusori più interni in modo da attuare una sorta di curvatura elettronica. Dopo pochi tentativi ho notato che con 4ms si ottiene il risultato dell’immagine seguente, un notevole passo in avanti rispetto all’immagine vista prima; a partire dai 160Hz circa la linea blu rimane praticamente sempre sotto quella rossa e quella verde sotto quella blu (a parte i 400Hz).

Un buon risultato come linearità della risposta come si vede anche dall’immagine seguente, con variazioni minime e soprattutto molto più ridotte rispetto a prima, a tutto vantaggio di una maggiore uniformità; anche i diagrammi della dispersione sono migliori, ma non li riporto per evitare di dilungarmi molto. Quando mi capita uso un’ulteriore uscita del crossover elettronico per potere apportare questo ritardo alla coppia più interna; in ogni caso sarebbe opportuno fare delle verifiche con un software di misurazione come Smaart o RD Net di RCF, piazzando un paio di microfoni, per identificare il ritardo corretto, in quanto anche 0,1ms può fare una grossa differenza ad alta frequenza.

Va beh, già che ci siamo, e siamo arrivati alla fine riporto anche velocemente, senza commenti, i diagrammi del “disastro” dei subwoofer…

40Hz

50Hz

63Hz

80Hz